Contatore sito
Vitiligine: come e quando esporsi al sole | Vitiligine: Sintomi, Terapia e Cura

Vitiligine: come e quando esporsi al sole

La diagnosi della malattia non comporta in genere grandi difficoltà. Meno agevole può risultare la fase iniziale della comunicazione verbale della diagnosi al paziente o, in caso di minori, ai familiari.

E’ importante dedicare un tempo congruo al colloquio iniziale, per fornire esaurienti spiegazioni clinico-prognostiche, per correggere informazioni errate e per illustrare le diverse possibilità di trattamento, dimostrando non solo competenza, ma anche disponibilità e comprensione.

Non è infrequente rilevare nella pratica clinica quotidiana, anche se ci si trova spesso di fronte a situazioni aneddotiche, riscontri anamnestici di vitiligini apparentemente slatentizzate o peggiorate da eventi stressanti.

Quasi tutti i pazienti, sia pur rassicurati sul decorso benigno e non invalidante della malattia, ritengono comunque la vitiligine un evento inaccettabile, causa di turbative relazionali e di un’insoddisfacente qualità della vita, evidenziando una percettibile riduzione dell’autostima.

Imprescindibile diventa, a questo punto, la qualità del rapporto che si stabilisce, nell’approccio ambulatoriale, tra il paziente e il dermatologo.

Difficile rimane invece il rapporto con il paziente “errante”, che non accetta la storia naturale della malattia e quindi innesca un giro interminabile di consultazioni, nella speranza di individuare il possessore della bacchetta magica.

Prevedendo, e prevenendo anche la difficoltà di comunicazione e la (quantomeno iniziale) sfiducia del paziente, e consigliabile ipotizzare l’utilizzo di strategie counseling.

Lo stesso decorso clinico della vitiligine induce spesso un frustrante disagio non solo nel paziente ma anche nel dermatologo, che sa di non poter disporre di una terapia sicuramente efficace e definitiva.

Talora, per vari motivi, il dermatologo può incorrere in due possibili errori valutativi e comportamentali:

  • quando considera la vitiligine, soprattutto nelle forme focali, un problema estetico di scarso rilievo, in contrasto con la valutazione personale del paziente;
  • quando tende ad abbassare le braccia, scoraggiandosi di fronte alla malattia che gli resiste, o addirittura palesando, nei confronti del paziente, atteggiamenti di fastidio o quasi di ostilità, come se fosse messo in difficoltà dal malato piuttosto che dalla malattia.

L’approccio terapeutico, dopo la valutazione di eventuali patologie associate, deve ovviamente tenere in considerazione non solo la forma di vitiligine, il numero e l’estensione delle lesioni, ma anche l’età, il fototipo, lo stile di vita e la disponibilità (talora anche economica e di tempo) al trattamento del paziente.

Dovendo esemplificare, ma sempre nel rispetto delle premesse enunciate, generalmente utilizzo nelle forme focali, come primo intervento terapeutico, uno steroide topico di classe 3 o 4, per 5 giorni alla settimana, per due mesi, tenendo sotto controllo l’eventuale comparsa di effetti collaterali. Nelle forme generalizzate, propendo per gli UVB a banda stretta, anche attualmente l’esiguo numero di centri specializzati può presentare difficoltà di accesso al trattamento per alcuni pazienti.

In alternativa, in casi selezionati, ricorro alla PUVA terapia.

Laddove non si propenda per un trattamento farmacologico o fisico, non dimentichiamo che mediante la fotoprotezione, il cover camouflage o l’utilizzo di lozioni didrossiacetoniche possono offrire al paziente, in caso di lesioni fotoesposte, strumenti che lo aiutino a superare il disagio psicologico, che comporta un alterato rapporto con la propria immagine corporea. Il rapporto medico-paziente gioca quindi un ruolo fondamentale e, nel corso di incontri successivi, deve auspicabilmente divenire sempre più armonico, empatico e interattivo.